Qualche tempo fa, non
so mica in quale occasione e poco mi interessa, il Papa (e lo dico chinando il
capo nel rispetto che debbo al successore di Pietro) ha detto che , e cito per non spararle grosse e per,
abbassando la mia, dar voce al fiato suo che viene da Oltretevere, insomma ha detto che “anche
dentro la Santissima Trinità stanno tutti litigando a porte chiuse, mentre
fuori l’immagine è di unità”. Parole, le sue, che a me han fatto male, come una
pugnalata, diciamo così, perché con i Santi non si scherza e figuriamoci poi
con la Santissima Trinità che è il mistero più solenne e grande che ci portiamo
nel cuore e nel quale io beatamente vivo.
Ma passi (il mondo neppure se n'è accorto) e vado avanti perché al Pontefice
piace, a volte, mettersi il naso rosso dei clown e dire anche che Gesù, sulla
croce, “si è fatto serpente e diavolo”. Altre parole come frecce che a me hanno fatto
male come prendere il morbillo al mare, quando tutti sono in spiaggia e noi a
letto con la febbre (avevo quindici anni quando mi è capitato…) e so di che
cosa sto parlando. E mentre di male in peggio, mi leccavo le ferite dell’anima ferita da tanto straparlare, qualcosa, invece, mi sussurrava all’orecchio e
mi diceva che tutto questo non era nuovo per me, che lo avevo già sentito, che era già stato detto, ma da chi, mi domandavo…
Poi, ecco, nel lume della non conoscenza, la memoria mia, fatta gazzella, salta di sasso in sasso per superare il ruscello degli anni passati ed eccomi a
Lisbona, ragazza e sto preparando la mia tesi di laurea su Fernando Pessoa, china sui libri nella bella Biblioteca nazionale. Leggo tutto quello che posso e trovo di Fernando Pessoa per scendere a spirale nel suo abisso e ritornare a galla con gli strumenti per commentare un brano di poesia in prosa dal titolo "Nuvole", che è parte - due paginette appena - del Libro dell'Inquietudine. E che è l'uovo della mia laurea...
Sì,
sì è questo il cammino di Pollicino che, a forza di miche, mi condurrà sul
sentiero giusto. Sì, sì, Pessoa. O meglio uno dei suoi eteronimi, Sì, sì, Alberto
Caeiro, il “custode del gregge”. E’ lui, è proprio lui che, nella sua poesia bucolica "O Menino Jesus", parla del bambino Gesù che stanco della colomba "stupida" (lo Spirito Santo) e del suo altro padre "falegname", decise di scendere sulla terra e racconta al poeta (che lo sogna) tutta una serie di spiritosaggini sulle perone Sante… Ricordo che anche allora rimasi di sale. Ma Pessoa, o Caeiro, mi dicevo, era un poeta, un ateo, anzi una persona di un’altra
religione. E di certo non era Papa.